A proposito di questo numero
Di Aldo Riboni
Il cammino di quest’anno della nostra comunità, cominciando dalla giornata che abbiamo fatto a settembre presso il Seminario del Paradiso e poi continuando nella giornata vissuta insieme presso la Casa dei Monfortani di Redona domenica 17 di novembre, si sta fortemente caratterizzando come un impegno di ricerca sul modo con cui viviamo la nostra fede e a quali condizioni il nostro credere può far crescere enutrire la nostra vita. Abbiamo anzitutto riconosciuto che una rilevanza particolare ha il “fare memoria”. Noi infatti siamo inseriti in una storia nella quale fin da principio Dio ha fatto sentire la sua voce. Egli ha parlato con la voce di uomini e donne, ha parlato con gli stessi eventi della storia che poi ci ha aiutato a leggere attraverso la voce dei profeti e il suo messaggio ha potuto arrivare fino a noi nella memoria delle successive generazioni. Noi possiamo perciò accogliere il suo messaggio solo se di questa memoria ci mettiamo in ascolto. La celebrazione dell’Eucarestia attorno a cui ci ritroviamo settimanalmente è carica diquesta memoria. E nel nostro incontro di settembre siamo stati aiutati appunto a cogliere la ricchezza del gesto che compiamo ogni volta che la celebriamo. Abbiamo visto che quel gesto del ritrovarsi insieme a mensa, Gesù l’ha legato alla Pasqua. E della Pasqua, che noi abbiamo ereditato dalla tradizione di Israele, siamo stati aiutati a coglierne tutta la ricchezza di significato, tutta la sua carica simbolica. Quando celebriamo l’Eucarestia, noi celebriamo il nostro passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita, dalla ricerca di noi stessi al dono. E questo avviene proprio perché nell’antico rito si innesta il gesto di Gesù che in quella sera coi suoi amici si accingeva ad affrontare la morte fidandosi che il Padre non lo avrebbe abbandonato. Quando noi ripetiamo quel gesto, sono le sue parole “fate questo in memoria di me” che ce ne ricordano tutto il senso e la ricchezza. Ci viene proposta una visione della vita capace di orientarci verso un vivere nella logica di una totale fiducia in un Dio che ci ama e non ci abbandona, a cui a nostra volta possiamo rispondere, come ha fatto Gesù, con scelte di amore, di condivisione, di servizio.
E’ proprio questa dimensione di apertura e di servizio che ci ha condotto a riconoscere che il nostro credere trova senso nell’aprirsi all’altro: “la nostra fede ha bisogno degli altri”.
Su questo tema è stata centrata la nostra riflessione della domenica 17 novembre presso i padri Monfortani.
L’ascolto di alcune interviste, viva testimonianza del credere di alcune persone significative, è stato il prologo a che, a nostra volta in gruppi più piccoli, confrontassimo le nostre testimonianze.
Degli stimoli e della ricchezza di suggestioni che abbiamo portato con noi da quella giornata, noi siamo chiamati a vivere nel nostro quotidiano. Anche noi, come i discepoli di Gesù, colpiti dall’averlo incontrato, ci siamo messi a camminare con lui. E come è avvenuto ai discepoli ci imbattiamo nei momenti di insicurezza e di dubbio; e lui in quei momenti ci chiede, come ha chiesto ai discepoli: “volete andarvene anche voi?” L’incontro con Gesù nel mistero del Natale, il mistero che ci ricorda che nella nostra storia Dio stesso si è fatto nostro compagno di viaggio, Lui che non abbandona la sua creazione, Lui che non si stanca di riaccoglierci, ci aiuta a mettere sulla nostra bocca la stessa risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo?Tu solo hai parole che danno la vita”.