I ragazzi del Gruppetto di Gesù di seconda media hanno fatto la riconcilizazione a Frerola (Algua) il 16 settembre 2012
Perché facciamo la Riconciliazione?
Per aiutarci a vivere con pienezza la nostra umanità.
Quale è il significato i pienezza e come possiamo essere pienamente uomini?
La pienezza è la realizzazione di unitarietà. Poiché infatti l’uomo è relazione, ovvero incontro e rapporto con gli altri, solo se pensiero (ciò che è dentro di me), parola (ciò che mi mette in relazione con gli altri) e azione (ciò che realizza me stesso) suonano all’unisono l’uomo si sente realizzato.
Cosa ostacola l’unitarietà dell’essere, quali conflitti animano l’uomo?
La storia dell’umanità così come la vita dell’uomo è disseminata di tensione tra il desiderio di affermazione “violenta” di noi stessi attraverso le nostre pulsioni, ed il desiderio altrettanto profondo di essere in armonia con noi stessi e con gli altri e di godere la bellezza delle relazioni che danno un senso alla nostra vita.
Cosa origina le nostre pulsioni? Cosa ci turba, da dove nascono i conflitti dentro di noi e tra noi e gli altri?
Solo portando in superficie le nostre contraddizioni tra il pensiero, l’azione e la parola possiamo ritrovare l’armonia perduta.
Con i ragazzi di seconda media abbiamo affrontato il sacramento della riconciliazione mediante un percorso alla scoperta delle nostre tensioni e delle nostre contraddizioni per giungere alla consapevolezza del senso della riconciliazione. Per fare questo percorso ci siamo fatti aiutare dalla tradizione indiana dei Chakra.
Nella cultura orientale l’energia dell’uomo è concentrata in sette punti del nostro corpo, che si chiamano i Chakra da dove sgorga l’energia umana che si concretizza nella nostra capacità di affrontare le situazioni ma anche nelle nostre difficoltà i nostri turbamenti e le nostre contraddizioni.
Gli stessi elementi li ritroviamo anche nel cristianesimo numerosi insegnamenti biblici ed in particolare evangelici. Il nostro cammino di preparazione è stato quindi scandito dai sette tappe che partendo dal basso sono:
- Eliminare il superfluo, ciò che è nocivo e che non serve più;
- L’unione con l’altro sesso, la costruzione di rapporti duraturi;
- La trasformazione;
- Il cuore, l’ apertura all’altro
- La parola, la comunicazione
- La mente, la capacità di pensare e razionalizzare
- Il divino, il rapporto con il trascendente.
Ciascuna tappa è stata affrontata attraverso letture e riflessioni, alternate a giochi e attività.
Fare pulizia, liberarsi del superfluo, cercare l’essenziale
Storia di tradizione orientale
Un maestro zen conduceva un’esistenza molto semplice in una piccola capanna ai piedi di un monte. Una notte, mentre il maestro era assente, un ladro penetrò nella capanna solo per scoprire che non c’era niente da rubare.
Il maestro zen rientrò e lo colse sul fatto. “Ti sei dato molto da fare per venirmi a trovare”, disse al ladro, “Non devi andare via a mani vuote, per favore, prendi i miei vestiti e la mia coperta in regalo”.
Il ladro totalmente disorientato prese i vestiti e scappò via.
Il maestro si sedette, nudo, e guardò la luna. “Poveretto”, pensò fra sé e sé, “avrei voluto potergli regalare questo stupendo chiaro di luna”.
(Facciamo Pulizia!)
L’organo genitale e la pulsione verso l’altro sesso
Dal cantico dei cantici
L’amato: Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella. Gli occhi tuoi sono colombe, le tue chiome sono come un gregge di capre i tuoi denti come un gregge di pecore tosate
come nastro di porpora le tue labbra i tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella. Tutta bella se tu, amata mia, e in te non vi è difetto.
L’amata: Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.
L’amato: Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte.
L’amata: L’amato mio è sceso nel suo giardino. Io sono del mio amato e il mio amato è mio, egli pascola tra i gigli.
Mettimi come sigillo sul tuo cuore; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo.
(Costruiamo qualcosa assieme)
La pancia
Marco, 7:14-23
Non v’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo; ma son le cose che escono dall’uomo quelle che contaminano l’uomo. E quando, lasciata la moltitudine, fu entrato in casa, i suoi discepoli lo interrogarono intorno alla parabola. Ed egli disse loro: Siete anche voi così privi d’intendimento? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina? Così dicendo, dichiarava pure puri tutti quanti i cibi. Diceva inoltre: E’ quel che esce dall’uomo che contamina l’uomo; poiché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose malvage escono dal di dentro e contaminano l’uomo.
(Facciamo merenda)
Il cuore
1Re, 17:1-16
Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Galaad, disse ad Acab: «Com’è vero che vive il SIGNORE, Dio d’Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola». La parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Parti di qua, va’ verso oriente, e nasconditi presso il torrente Cherit, che è di fronte al Giordano. Tu berrai al torrente, e io ho comandato ai corvi che là ti diano da mangiare». Egli dunque partì, e fece secondo la parola del SIGNORE; andò e si stabilì presso il torrente Cherit, che è di fronte al Giordano. E i corvi gli portavano del pane e della carne la mattina, e del pane e della carne la sera; e beveva al torrente. Ma di lì a qualche tempo il torrente rimase asciutto, perché non pioveva sul paese.
Elia a Sarepta
Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Àlzati, va’ ad abitare a Sarepta dei Sidoni; io ho ordinato a una vedova di laggiù che ti dia da mangiare». Egli dunque si alzò, e andò a Sarepta; e, quando giunse alla porta della città, c’era una donna vedova, che raccoglieva legna. Egli la chiamò, e le disse: «Ti prego, vammi a cercare un po’ d’acqua in un vaso, affinché io beva». E mentre lei andava a prenderla, egli le gridò dietro: «Portami, ti prego, anche un pezzo di pane». Lei rispose: «Com’è vero che vive il SIGNORE, il tuo Dio, del pane non ne ho; ho solo un pugno di farina in un vaso, e un po’ d’olio in un vasetto; ed ecco, sto raccogliendo due rami secchi per andare a cuocerla per me e per mio figlio; la mangeremo, e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ e fa’ come hai detto; ma fanne prima una piccola focaccia per me, e portamela; poi ne farai per te e per tuo figlio. Infatti così dice il SIGNORE, Dio d’Israele: “La farina nel vaso non si esaurirà e l’olio nel vasetto non calerà, fino al giorno che il SIGNORE manderà la pioggia sulla terra”». Quella andò e fece come Elia le aveva detto; lei, la sua famiglia ed Elia ebbero di che mangiare per molto tempo. La farina nel vaso non si esaurì, e l’olio nel vasetto non calò, secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunciata per bocca d’Elia.
(Esercizi di respirazione)
La parola
I nostri saggi dicono cerca la pace nel tuo luogo. Non si può cercare la pace in altro luogo che in se stessi finché qui non la si è trovata. Dice il salmo “Non c’è pace nelle mie ossa a causa del mio peccato” (SAL 38, 4). Quando l’uomo ha trovato la pace in se stesso può mettersi a cercarla nel mondo. Il conflitto interiore trova origine dal conflitto tra i tre principi nell’essere e nella vita dell’uomo: il principio del pensiero, il principio della parola, e il principio dell’azione. Se non dico quello che penso, non faccio quello che dico creo in me un conflitto. In questo modo divento schiavo della confusione che si genera dentro di me.
(Cantiamo)
La mente
il desiderio di dominare, la tentazione del potere
(Mc, 10:35-40)
E Giacomo e Giovanni, figliuoli di Zebedeo, si accostarono a lui, dicendogli: Maestro, desideriamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo. Ed egli disse loro: Che volete ch’io vi faccia? Essi gli dissero: Concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria. Ma Gesù disse loro: Voi non sapete quel che chiedete. Potete voi bere il calice ch’io bevo, o esser battezzati del battesimo del quale io son battezzato? Essi gli dissero: Sì, lo possiamo. E Gesù disse loro: Voi certo berrete il calice ch’io bevo e sarete battezzati del battesimo del quale io sono battezzato; ma quant’è al sedermi a destra o a sinistra, non sta a me il darlo, ma è per quelli cui è stato preparato.
(Scriviamo e disegniamo)
Dio ed il perdono donato
Giacomo, 5:13-16
C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti inni di gioia. C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi. Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto, fatta con efficacia.
(Riflettiamo nel silenzio)
Sintesi finale
Qual’è lo scopo di tutto questo: “Vi do un comandamento nuovo. Che vi amiate gli uni gli altri. come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Gv 13, 34