FRA ATTILIO
Il Gruppo Adoloscenti
Quest’anno stiamo riflettendo sulla vita e sulla spiritualità di S. Francesco; in particolare stiamo cercando di comprendere a fondo l’essenza del suo messaggio e di attualizzarlo il più possibile nella nostra realtà. Durante uno dei nostri incontri a S. Fermo ci è quindi venuto a trovare frate Attilio, un giovane cappuccino originario di Parre, cui abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza. Dai commenti che seguono appare chiaramente quanto l’incontro ci abbia colpiti ed affascinati: per motivi di spazio abbiamo addirittura dovuto ridimensionare i nostri interventi.
Durante l’intervento sono stata colpita spesso dalla felicità e dalla semplicità con cui fra’ Attilio raccontava i suoi episodi: nel mondo di oggi credo che sia difficile trovare persone così felici, ma penso che incontrare queste persone sia un motivo di riflessione per arrivare alla propria felicità morale. – MICHELA
Ciò che mi ha colpita maggiormente di frate Attilio è stato il suo entusiasmo: nel raccontarci la storia di san Francesco ci ha trasmesso tutta l’ammirazione e l’affetto che lo lega a lui. E’ difficile vedere nelle persone una tale felicità per la propria vita e per le proprie scelte; osservandolo non ho potuto che provare un po’ di invidia per tutta la gioia che è stato in grado di conquistare. Sì, conquistare, perché il suo percorso non è stato semplice né immediato: ha deciso di seguire il sentiero previsto da Dio pochi passi per volta, aspettando segni, chiarimenti e conferme che con pazienza ha saputo ricevere e accettare; ha mantenuto costante la determinazione necessaria per essere soddisfatto ed orgoglioso delle proprie azioni.
E’ questo che più mi è rimasto del nostro incontro: la necessità di accogliere i piani che Dio fa per noi anche se non sono subito evidenti e bisogna attendere, anche se la strada è illuminata a piccoli tratti e si rischia di inciampare; l’importante è capire chi si vuole essere ed essere pronti a diventarlo: non si può rinunciare per debolezza ad
una gioia così grande. – CAROLINA
L’intervento di Fra’ Attilio mi ha fatto riflettere: ha insistito molto sull’interpretare i segni che Dio ci manda, ma purtroppo non ho potuto condividere le sue opinioni, perché io credo che quello che Dio ci vuole far capire sia nel vento e nei profumi, negli odori, nella forma delle nuvole, in qualcosa che non possiamo afferrare, non esiste un interpretare in modo giusto o sbagliato, semplicemente accade. Si è anche contraddetto più volte sulla questione degli averi del Papa, sostenendo che quando un uomo ha Dio, tutto il resto (quindi in questo caso quanto un uomo sia ricco) non conta, anche se aveva appena finito di elogiare l’importanza di mostrare con il saio alla gente che lui aveva intrapreso una strada di felicità nel camminare con Dio. Credo però che sia stato un intervento molto costruttivo, in cui abbiamo potuto confrontarci. CLAUDIA
L’incontro di venerdì sera con Fra Attilio mi ha permesso di riflettere a lungo. Innanzi tutto mi ha colpito la semplicità con la quale ha descritto San Francesco. Era un uomo ESAGERATO. Francesco è probabilmente uno dei santi più affascinanti e a noi comprensibili perché ha riconosciuto i propri errori, è cambiato, è stato prima uomo poi è diventato uno strumento di Dio. Personalmente, la prima volta che ho sentito parlare di lui e ho ascoltato la sua storia, pensavo fosse un pazzo megalomane e un po’ esibizionista. Riflettendoci, ho però capito che Francesco non si era comportato in maniera così diversa da come mi comporto io tutti i giorni, solo l’aveva fatto in modo più esagerato. Anche io aiuto i miei amici, li ascolto, dialogo con loro, condivido ciò che possiedo; Francesco ha ascoltato i bisogni di TUTTI i poveri e i bisognosi, ha parlato con loro, gli ha donato tutto ciò che possedeva e tutto questo in nome della Fede, che per me è la fratellanza tra gli uomini seguendo il modello di Gesù, una sorta di IPERBOLE dell’amicizia. Il compito di Fra Attilio, le sue scelte, mi hanno fatto pensare molto. Non sarei capace, oggi, di lasciare ciò che possiedo, le mie certezze, la mia quotidianità, per una vita volta al servizio e alla preghiera, mi suona lontano e incomprensibile, così ho tentato di osservare le cose anche da un’altra prospettiva. La cosa che più mi ha affascinato sono i nodi, i momenti chiave della vita che hanno permesso il cambiamento dentro gli uomini portati come simbolo alla cintura, scelti tra una miriade di piccole azioni che quotidianamente permettono la crescita di ogni uomo. La mia preoccupazione maggiore, pensando di dover ipoteticamente compiere una scelta di vita simile, è stata quella di non sapere assolutamente quali delle poche esperienze che ho vissuto avrei potuto portare “fisicamente” con me, come sostegno e ricordo, stimolo alla ricerca e alla speranza. L’altra azione che mi ha colpito è stato il messaggio di fede che continuamente fra Attilio trasmette con il dialogo, il Vangelo, il confronto, a volte scontro, insomma con la Parola. Penso che il compito più complesso sia infatti la conversione di chi non vuole ascoltare, avendo anche l’esempio di Gesù, crocefisso da coloro che non lo capirono. Ritengo però che chi compie ciò sia degno di tutta la stima e il rispetto e che sia un forte gesto di speranza. Infine, facendo riferimento ai recenti fatti di cronaca, penso che anche il nostro Papa Francesco sia stato affascinato, così come me, Fra Attilio e altri milioni di persone dalla figura di San Francesco, decidendo di prendere il suo nome a dimostrazione di ciò. Infondo, però, anche lui è un uomo. – ANNAPAOLA
La cosa che mi ha colpito di più dell’incontro con frate Attilio è stato il racconto dell’esperienza che ha fatto in Tanzania prima di diventare frate: insieme ad altre persone era partito per questo viaggio dove hanno contribuito a costruire un ponte in un villaggio per permettere ai ragazzi di andare a scuola durante la stagione delle piogge. Durante questa sua permanenza in Tanzania, un giorno si stava semplicemente soffiando il naso in un fazzoletto quando una bambina, che non aveva mai visto una scena del genere, ha voluto il suo fazzoletto che per lei era un oggetto nuovo, qualcosa di mai visto. Lui le ha dato il suo fazzoletto e guardandola negli occhi, ha capito che era felice: per la prima volta ha visto la felicità di una persona. Pensavo che i frati dovessero lasciare tutto e vivere il loro percorso di fede lontano dalla realtà che conosco io, magari chiusi in un monastero. Invece la vita di frate Attilio corre in parallelo con la vita di San Francesco. Oltre a essere giovane come Francesco vive anche lui tra la gente, viaggia, sta nel mondo, aiuta il prossimo e trasmette a modo suo i valori del cristianesimo. Questo mi ha fatto capire che la fede non va vissuta sola pregando in chiesa ma è importante il contatto con la gente, dare un apporto e un aiuto anche se apparentemente semplice e fatto di quotidianità, che sia in Tanzania o nei piccoli paesi attorno a noi. Se frate Attilio venisse a suonare al mio campanello (così come fa quando si trova nei vari paesi per conoscere la gente e parlare loro di Dio) penso che inizialmente rimarrei molto stupito perché di solito sono io che vado in chiesa e non i frati o i preti che vengono da me.
Però sicuramente aprirei la porta e starei ad ascoltare cos’ha da dire, perché se il racconto di frate Attilio e delle sue esperienze di vita mi hanno colpito così profondamente, anche chi viene a bussare alla mia porta potrebbe stupirmi raccontandomi delle cose che arricchiscono la mia fede.
Ps: non voglio diventare frate – SAMUELE
Venerdì 1 marzo è venuto durante l’incontro di catechismo Fra Attilio a parlarci della vita e in particolare della conversione di San Francesco e sua. Ha subito colpito la mia attenzione perché è riuscito a parlare di San Francesco come se lo conoscesse di persona facendomi capire come era la mentalità di quel tempo e di San Francesco, aiutandomi a comprendere le sue scelte radicali. La parte che mi ha colpito di più fu quando ci ha narrato della sua conversione e della sua esperienza alla ricerca della felicità interna. Io mentre raccontava con gran passione come era riuscito ad ottenerla un po’ lo invidiavo perché non sono ancora riuscito a trovare la mia felicità. Mi ha colpito anche il momento in cui ha raccontato di quando è andato all’Orio center, o casa per casa a regalare vangeli e discuterne… altro che pubblicità progresso, questo è cento volte meglio, “pubblicità” ad avere fede in Dio. – MARCO
Frate Attilio cerca di trasmettere la parola di Dio attraverso il vangelo, regalando alla gente che incontra al supermercato, o alle persone alle quali suona il campanello. Porta il vangelo anche ai bambini delle scuole e racconta loro la storia di San Francesco attraverso canzoni e giochi. Se un giorno, mentre sono a casa, magari mentre sono seduta sul divano a bere una tazza di te e a guardare la tv, dovesse suonare anche alla mia porta io sono certa che gli aprirei, lo farei entrare e gli offrirei qualcosa da bere. Ci ha raccontato che molta gente, pur essendo stata avvisata della sua visita non lo ha accolto o magari non lo ha nemmeno ascoltato . Penso che prima dell’ incontro fatto con lui forse avrei esitato prima di aprirgli la porta perché mi hanno sempre detto “quando sei a casa da sola, non aprire la porta agli sconosciuti ” e questo mi preoccupa un po’ perché forse dovrei essere più accogliente. San Francesco era un ragazzo normalissimo come noi, anzi era anche molto ricco, eppure è stato capace di lasciare tutti i suoi beni materiali e dedicarsi a Dio e ad aiutare gli altri. È un esempio da seguire ma penso che io non sarei capace di lasciare tutto e dedicarmi alla preghiera. Peró da questa settimana inizierò a rinunciare a qualcosa, magari a vedere la televisione dopo pranzo, magari potrei vederla solo per un po’ dopo cena. I frati cercano di rifarsi alla figura di Francesco nel miglior modo possibile vivendo insieme, pregando insieme e abbandonando alcune cose. I nodi sulla corda che stringe il saio dei frati simboleggiano degli avvenimenti importanti che cambiano la loro vita e che hanno cambiato quella di Francesco. Se avessi anche io una corda penso che il mio primo nodo sia aver iniziato a frequentare la comunità di San Fermo perché penso che grazie ad essa da so cosa vuol dire pregare Dio insieme; confronto le mie idee con gli altri e ho ricevuto lo Spirito Santo – BEATRICE