Sesso Debole?
Di Miriam Di Medio
Vi presentiamo la 2a parte dell’intervista fatta a Nour. In questa parte di conversazione, il tema è la condizione femminile in Marocco vista con gli occhi di Nour e messa a confronto con la nostra, non si tratta certo di una trattazione filosofica, ma di appunti sparsi per una riflessione e condivisione
Enzo : “ Sei venuto in una società dove le donne sono vestite in un certo modo; ci sono abbigliamenti che ti possono dare fastidio? Come è stato per te l’impatto con questa cultura fatta di modi di vestire e di immagini diverse? “
Nour : “Vengo da una grande metropoli, Rabat, capitale del Marocco, dove la donna è dagli anni ’80 che mette la minigonna; ci sono dei quartieri da noi, delle bourgeois, che ti domandi: – Dove sono, a Parigi?- Su questi aspetti non mi soffermavo tanto, mi soffermavo di più sulla donna emancipata, sulla donna che guida l’automobile, sulla donna che mi anticipa alla cassa a pagare: queste erano le cose che mi davano più fastidio. Da due mesi ero qui, avevo la “morosina” e quello che mi dava fastidio era che si pagava alla romana, cioè metà per ciascuno, invece per me era l’uomo che doveva alzarsi, andare alla cassa e pagare, mentre la donna doveva aspettare. Altro esempio: si andava a prendere un cappuccino o un’altra cosa al bar e ci si sedeva parlando alla pari: questa era una delle cose che mi colpiva di più e percepivo come era emancipata la donna europea rispetto a quello che avevo lasciato giù. Invece il vestiario non mi aveva colpito, perché non vengo da zone dove le donne vanno in giro tutte coperte. Mi ha colpito che la donna faccia le cose che abitualmente fa l’uomo: lavora con te, si ferma alla macchinetta del caffè, chiacchiera ,insomma è alla pari, sta con gli uomini, parla con gli uomini, esce la sera, torna tardi. Ciò che mi sconvolgeva di più era che, quando andavo con la morosa a ballare, tornavamo alle due o alle tre di notte e lei andava a casa sua, suonava il campanello ed entrava ! La donna a casa quell’ora ?! Era permesso solo agli uomini ! E’ difficile che succeda da noi ; la donna può star fuori, ma sempre accompagnata da suo marito, suo fratello, suo padre. Anche adesso la donna non può assolutamente ritardare fuori casa da sola.”
Miriam : “ Le donne si trovano con altre donne? Anche attualmente permane
questa divisione tra uomo e donna? “
Nour : “ Le donne si trovano tra donne, ma la donna marocchina in particolare è ancora ferma al passato, per lei il punto d’arrivo, l’obiettivo, è sempre il matrimonio, è ancora formare una famiglia . Quindi si spezza tutto il suo obiettivo di emancipazione, perché magari la sua famiglia fa anche fatica a farla studiare, ma poi il suo obiettivo è trovare un uomo, fare figli, costruire una famiglia, anche perché una donna in Marocco quando è a casa del padre è comandata dal padre, dai fratelli e dalla società, è sulla bocca di tutti. Tutti le domandano: dove vai? cosa fai ?con chi vai?, mentre se lei, facendosi furba, si sposa, è comandata solo da uno (il marito), si toglie dal potere di tutti gli altri , non la picchiano più i “sei” fratelli , non la comanda più il padre e nemmeno la madre; infatti in Marocco la madre, anche se dello stesso sesso, comanda sulla figlia femmina. Il matrimonio diventa un escamotage: appena le capita di trovare un uomo, lo sposa e mette su famiglia, per diventare “qualcuno”. La famiglia, dal canto suo, fa pressione sulla figlia perché rimanga nel suo ruolo di moglie e madre. Infatti spesso subito rimane incinta e in breve arriva il secondo figlio: questo impegna la donna dentro la casa. Quelle che si sono sganciate da questo ruolo imposto, sono spesso donne separate; la vita per loro diventa sicuramente più difficile, ma è una possibilità di emancipazione per la donna: lavoro, patente, libertà di movimento. Le donne che arrivano dal mio paese d’origine hanno diverse abilità, sanno fare tante cose, molte sono diplomate; vengono qua e sono relegate in casa ad accudire figli e cucinare e non fanno altro, non possono socializzare liberamente all’esterno della casa, si ritrovano tra donne musulmane in una sorta di auto-ghettizzazione. Questo porta diverse di loro a sentirsi depresse. Si possono sposare anche a sedici anni. Mia madre si è sposata che aveva quattordici anni e mio padre ne aveva trentasei; tutto è stato fatto ufficialmente, secondo la nostra cultura e tradizione. Rarissime sono le donne che pensano alla carriera. La maggior parte fanno come la propria madre, anche se sono diplomate. Vi sono donne emancipate, ma sono una minoranza .
Enzo: “ Qual è il credo di tua moglie ? “
Nour : “ Premetto che mia moglie è agnostica. Da quando ci siamo incontrati e abbiamo deciso di condividere un progetto di vita, le problematiche sono state molte; è tutta una strada in salita, anche a livello familiare: la religione diventa un elemento importante e si deve decidere se inserirla o meno nel progetto. La scelta che abbiamo fatto noi è stata quella di lasciare da parte la religione. Ci siamo sposati in Comune. Non sono mancate le occasioni nelle quali i parenti di Chiara esprimevano le proprie preoccupazioni, chiedendole se avrebbe fatto come una donna di un paese vicino, che dopo una anno di matrimonio con un musulmano aveva messo il velo.
Enzo : “ Magari tu sei un po’ un’eccezione , ma gli altri uomini mussulmani lasciano questa libertà alla propria moglie non musulmana? La maggioranza come si comporta? Si ritiene che la donna debba diventare musulmana ?”
Nour : “ Dipende, a volte mi arrivano ancora delle pressioni che, ma se tu vuoi bene ad una persona, credo che glielo vuoi per come è; anche a me ogni tanto i parenti di Chiara dicono “ ma non è che la fai diventare musulmana ?”, ma io rispondo che Chiara diventerà quello che vuole lei!
Sicuramente i suoi genitori non direbbero mai una cosa del genere, perché qui la religione si segue in modo meno rigido. Invece i miei zii, per esempio, mi hanno chiesto diverse volte: “ Dai dai, che la prossima volta la fai venire qua e la facciamo diventare musulmana !”. Io ascolto, ma faccio orecchie da mercante e rispondo di sì solo per accontentarli, dare loro un’illusione, anche perché mi dicono: “ Sai, quello là l’ha fatta diventare musulmana…”.
Miriam : “ Al contrario, è difficile per una donna musulmana sposare un uomo
di un’altra fede ? “
Nour: “E’ difficile, perché c’è questo patto: l’uomo è più abile nel convincimento, è più abile a persuadere una donna e farla diventare musulmana, invece la donna non ha questi strumenti per poter convincere l’uomo a cambiare credo . Viene valutata in questo modo la donna, ma io non sono affatto d’accordo, perché secondo me le donne hanno un potere enorme di persuasione! In effetti oggi quando una donna musulmana deve sposare un cristiano o un uomo di altre religioni, si adotta una procedura burocratica, cioè un atto in cui si dichiara che lo sposo si impegna ad abbracciare la fede musulmana; tutto ciò serve solamente da mettere agli atti ,non è una conversione, perché se poi gli si va a chiedere un paragrafo del Corano, non lo saprà dire; però tanti lo fanno, perché a loro non interessa la fede, ma sposare quella donna. Per la legge musulmana un maschio di un’altra religione non può sposare una donna musulmana, perché altrimenti poi sicuramente la donna perderà la sua fede, sempre per il pregiudizio che la donna non è in grado di convincere l’uomo, mentre è possibile il contrario, in quanto si crede che con il tempo l’uomo riuscirà a convertire la donna alla fede musulmana. Il sottinteso è sempre l’idea che la donna è il sesso debole.
Enzo: “Anche il momento del lutto è vissuto diversamente tra uomo e donna?”
Il 15 dicembre mi telefonano che mio padre non c’era più e ho dovuto correre in Marocco, anche se non ho potuto vederlo, perché il rito funebre musulmano prevede la sepoltura il giorno stesso della morte per questioni climatiche soprattutto, e anche perché lì non esiste l’agenzia funebre che viene e mette sotto il frigorifero, lì non c’è nulla di tutto questo.
Avevo già studiato sul Corano e quindi già sapevo che la donna non può andare al cimitero ad accompagnare la salma il giorno della morte. Possono andare al cimitero solo ed esclusivamente gli uomini, pertanto mio padre non ha potuto essere accompagnato al cimitero da nessun parente vicino, dal momento che noi figli siamo tutti lontani e in Marocco c’erano soltanto mia madre e mia sorella, che non hanno potuto andare. Mia mamma ha insistito molto con noi figli, perché riuscissimo ad arrivare in tempo per accompagnarlo, ma purtroppo le distanze, i voli aerei e tutti i chilometri da percorrere per arrivare al paese, non ce l’hanno consentito e io non potevo sopportare questo. Allora sono andato da un Imam per domandare perché mia mamma, che ha vissuto con questo uomo che è mio papà per cinquant’ anni , non lo può accompagnare al suo “ultimo letto” per riposare in eterno. L’Imam mi ha risposto:“ Ma non vedi le donne che scene fanno qua a casa, si strappano i capelli, si strappano i vestiti …chissà che scene farebbero per strada ! Noi rimandiamo al terzo giorno, quando il dolore si è un po’ attenuato e allora possono andare”.
Miriam : “ Ma non si possono manifestare il dolore e altre emozioni?”
Nour : “No, perché magari c’è una donna che strappandosi i vestiti scopre una parte intima; questo immagina l’ uomo per tenere a bada la donna. Inoltre il terzo giorno solo le donne, i figli e le figlie possono andare, ma la moglie può andare addirittura dopo 4 mesi e 10 giorni!”
Miriam :” Questo viene detto nel Corano ?”
Nour : “ Sono delle norme, non so bene se degli sciti o sunniti, perchè poi ognuno ha inserito quello che andava bene a loro. Io che, come figlio ero al cimitero, ho fatto le foto alla tomba, per mostrarle a mia mamma”.