Il complesso di San Fermo

base san fermoL’attestazione più antica dell’esistenza di un monastero intitolato a San Fermo è contenuta in una pergamena datata febbraio 1156 in cui il Vescovo di Bergamo Gerardo concede alla Badessa di San Fermo alcuni possedimenti. Anche altri documenti di poco successivi citano la chiesa o il monastero di San Fermo. Se ne deduce che esso dovette sorgere tra il 1000 e il 1100, forse all’interno di quel movimento di fioritura monastica che interessò l’ordine benedettino sotto l’influenza di Cluny.

L’esistenza di un frammento di altare romano nello stipite della porta (che potrebbe risalire secondo gli studiosi al 146 d.C.), una cisterna trovata sotto il pavimento al centro della chiesa, la presenza di una lapide funeraria di una famiglia romana (il cui nome già è attestato da altri reperti in Bergamo Alta) usata come pietra di reimpiego nella struttura del muro perimetrale della chiesa, e infine le complesse murature di epoca romana messe alla luce sotto il pavimento durante i restauri degli anni 1989-90: tutto questo fa pensare che chiesa e monastero sorsero nel luogo di una preesistente costruzione romana, forse un luogo fortificato di sosta sulla direttrice Bergamo Brescia, o forse anche, come ricordano gli antichi scrittori bergamaschi riportando una tradizione esistente, un tempio dedicato alla Dea Pale.

Le strutture murarie trovate durante i lavori degli anni recenti attestano che la chiesa più antica doveva trovarsi dove successivamente venne costruito il monastero; ne era quindi anteriore, e forse potrebbe essere considerata risalente ai primi secoli cristiani. Quando venne costruito il monastero, la nuova chiesa, collocata dove è l’attuale, ne occupava circa la metà dell’area; ne sono stati ritrovati i resti: parte del pavimento e parte dell’abside. Tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 le suore dovettero portare la chiesa alle dimensioni attuali e ampliare il monastero arricchendolo di un nuovo chiostro. Questi lavori importanti vennero utilizzati dalle suore come ragione sufficiente a scongiurare il loro trasferimento al monastero di S. Benedetto, sito in città. Trasferimento che ormai dalla metà del ‘400 veniva ventilato dall’autorità ecclesiastica, essendo il monastero in aperta campagna e perciò troppo esposto a pericoli. Quello che i vescovi di Bergamo non erano riusciti ad ottenere, fu realizzato con estrema energia da San Carlo Borromeo, che in visita pastorale alla Chiesa di Bergamo, nel 1575 ordinò il trasferimento delle suore al monastero di San Benedetto e delle reliquie dei Santi in cattedrale.

Mentre il monastero veniva trasformandosi in una casa colonica, usata dai fittavoli del monastero di San Benedetto per coltivare le terre appartenenti al monastero, il degrado e l’abbandono della chiesa venne arrestato dal fatto che all’inizio del ‘600 comincia ad essere attestato il miracolo dell’acqua: nell’arca che conteneva le spoglie dei Santi, si depositava una più o meno grande quantità di acqua, che venne ritenuta miracolosa.

Al tempo della Repubblica Cisalpina i beni del monastero passarono ai privati; con la Restaurazione, la chiesa tornò proprietà del monastero di San Benedetto, che la cedette ufficialmente alla Parrocchia di Sant’Anna nel 1940.

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