…Gesù in mezzo…
di Silvio Pacati
“…In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt 18,19-20)
Tante volte mi è capitato di leggere questa frase del vangelo di Matteo senza farci troppo caso, ora però, collegandola al tema che ci è stato proposto, mi viene spontaneo fare alcune riflessioni.
“Se due…due o tre…” – Due, è davvero il contrario di uno, due è confronto, anche scontro, ma è scambio, è dono, è relazione. Sono idee che circolano, progetti che si interrogano. Due sono emozioni, sentimenti, amore messo in circolo, è il contrario dell’isolamento, dell’autosufficienza, del narcisismo, dell’insofferenza, della prevaricazione.
Due o tre persone con Gesù in mezzo possono ottenere ogni dono dal cielo. “Tutto posso in colui che mi dà la forza.” (Fil 4,13)
“sopra la terra” – Su tutto il pianeta, nei cinque continenti, non nei luoghi di preghiera o nei conventi, ma ovunque sulla terra, nella foresta amazzonica e nelle grandi città, nelle strade più malfamate e nei salotti buoni, nei grandi palazzi del potere e nelle “favelas”, nelle strade e nei luoghi che frequentiamo ogni giorno, ovunque senza preferenze, senza distinzione, senza esclusioni.
“nel mio nome” – Nome non è un suono, è rendere presente, vivo, il fare memoria attiva, il rendere concreti gli esempi e gli insegnamenti. “Nel mio nome”, nel desiderio di quell’intensa unità di amore e di comunione che dovrebbe scaldare il nostro vivere con gli altri, quello stesso amore che ha animato e guidato la vita di Gesù e che Lui ci ha indicato come via verso la gioia piena.
Beati noi se crediamo possibile la conversione dei rapporti, la buona novella si manifesta là dove le piaghe sono curate, gli ammalati vengono coinvolti in un sorriso, i depressi riacquistano fiducia, i disperati ricevono attenzione, i diversi trovano accoglienza.
“io sono in mezzo a loro” – Mettere Gesù nel mezzo ci obbliga ad uscire dal guscio dell’individualismo per aprirci ai fratelli, a portare l’unità nella vita quotidiana, a costruire una vera società che vuol dire compagnia di più persone, unione, alleanza, comunità caratterizzata, come la prima comunità cristiana da un cuor solo e da un’anima sola, dove nessuno pativa la fame.
Cosa succede quando Gesù è messo in condizioni di operare? lo dice Lui stesso ai discepoli di Giovanni:”… «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, …».” (Mt 11,4-5) : ecco i frutti visibili di Gesù in mezzo a noi. Quello che a noi da soli è impossibile, con Lui in mezzo diventa possibile, le vie impervie possono appianarsi e i deserti più aridi possono rifiorire.
Se i ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano, i lebbrosi guariscono, allora non si può dubitare che lì c’è qualcuno capace di trasformare il male in bene.
Allora dobbiamo smettere di considerarci impotenti e inutili di fronte al male e alla divisione. E’ vero, siamo impotenti, ma con Gesù nel mezzo disponiamo di una forza divina di cui bisogna avvalersi per debellare l’ingiustizia e la divisione; se vogliamo fare tutto da soli non arriviamo da nessuna parte, ma anche Dio, senza il nostro sì, fatica a portare avanti il suo Regno.
Attraverso una mano tesa, se Gesù è in mezzo a noi, il miracolo è possibile ogni giorno:
“Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta “Bella” a chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l’elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: “Guarda verso di noi”. Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.” Atti (3,1-8)
Se annunciamo pace e speranza nel nome di Gesù, lui è con noi e se i ciechi vedono, se i lebbrosi sono accolti e curati, se i muti cantano, se gli zoppi ballano Cristo è presente, Dio fa festa con noi e un mondo nuovo è possibile.