“Sentinella, quanto resta della notte?” Per raccontarci la speranza
di Sem Galimberti, Mario Sacchi (foto), Enzo Catini (foto)
UN BAMBINO EMERGE DAL TAPPETO
In un tempo in cui si fatica a trovare delle ragioni per sperare, quelli che mettono la loro fiducia nel futuro sono i bambini, quelli che non hanno ancora la piena coscienza del domani ma che si affidano ai genitori, ai nonni, ai compagni di scuola, ai maestri, ai libri… Senza conoscere la definizione esatta della parola speranza, i bambini camminano in compagnia di due termini in MOVIMENTO: PRESENTE e CRESCITA.
DONNA CON BANDIERA PALESTINESE E RETICOLATI
La speranza è un sogno di chi veglia. La speranza è azione ma non obbliga a una visione lucida e sicura di come sarà il domani. E’ fiducia che un domani ci sarà. E’ auspicio ma anche terreno in cui si misura la memoria, l’analisi, l’ideale, il riscatto. Come questa donna che sta davanti ai reticolati , simboli concreti di divisione e aggressione, e tuttavia indica nell’identità di un popolo la certezza di un domani migliore.
SUONATORI ROM/KLEZMER
Volti scavati e vissuti ma con una gran voglia di musica. Ecco la sorgente della speranza biblica. Se Dio è buono e non cambia mai, le innumerevoli difficoltà del mondo non rappresentano mai situazioni definitive. L’unione di tutti i popoli della terra non è utopia quando si costruisce con armonia musicale, nel ritmo del banchetto e della festa.
Guidare la storia
BINARI TRENO LAGER
Tutti i piani di pace sono finora falliti. La storia della pace non è mai finita, c’è sempre un focolaio che minaccia la terra, un incendio che si propaga a partire dalla rapacità dell’uomo. Lungo questi binari, dentro carri bestiame, tra vecchi già morti e giovani aggrappati al sempre più tragico destino, resta nelle vittime una illusione di sopravvivenza, prima di incontrare la tragica evidenza che annienta anche l’ultima speranza.
GIRO DI SCARPE
La memoria è favorevole o contraria alla speranza? Avere troppa memoria blocca la visione di un mondo migliore? Per dichiarare MAI PIU’ occorre tener viva la memoria, senza farsi annientare dalle brutalità della storia. Ma il tempo passa e man mano ci si allontana dall’avvenimento, la storia si fa sempre più confusa, interpretativa, ambigua, revisionista. Succede perfino alla memoria della Resistenza. Allora bisogna dire che sono gli oggetti materiali, le cose di tutti i giorni, gli elementi che destano ancora l’indignazione, primo motore del cambiamento.
DAVANTI AL MURO DI BERLINO
La speranza si alimenta anche con la convinzione che nulla è immutabile, che ogni tragedia può trasformarsi subito o col tempo in commedia, che il tempo è comunque tiranno con i tiranni. La speranza prevede la pazienza, come quella del biblico agricoltore che “aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra”. (Giacomo 5,8)
Nel nome del padre
UOMO CHIUSO NEL SACCO
(Berlinde De Bruyckere)
E’ facile la tentazione di chiudere la testa nel sacco e isolarsi dal mondo. “Non è un problema mio”, si sente spesso ripetere. L’espressione è in totale contrasto con ogni forma di impegno. L’uomo non sta da solo sul cuore della terra. Le sofferenze dell’umanità sono simili alle doglie del parto, come scrive Paolo nella lettera ai Romani. Ma dal dolore emerge il seme della speranza perché l’uomo è capace di trarre lezioni di solidarietà da una nuova nascita.
JEAN FABRE: ROSENKRANZ
Il Crocifisso è un lascito importante anche per l’arte contemporanea. Da una parte è una specie di punto-limite, quello dell’assassinio di una vittima, di un corpo martoriato testimone di violenza e ingiustizia. Dall’altro è testimonianza di incarnazione, cioè di un itinerario che va dalla vita alla morte, l’itinerario di ogni uomo. Dunque un simbolo universale. Jean Fabre presenta il crocifisso come strumento di tortura nei confronti dei ladri, assassini e schiavi fuggiti. La corazza di lamiera significa la difesa dell’ortodossia, cioè di uomini in armi (le crociate e la reconquista) che vogliono espandere il cattolicesimo con la violenza. Ma a lato di uno dei bracci della croce c’è un grumo di scarafaggi e di insetti che brulicano di vita e trasformano la terra. Anche loro hanno una corazza, ma il verde-azzurro dei bagliori segnala la loro vitalità.
ADRIAN PACI
La speranza esige un fortissimo tirocinio di conoscenza. Occorre prestare attenzione ai problemi del nomadismo, dell’emigrazione, dei flussi economici e linguistici, contro le separazioni delle etnie. Questa performance dell’artista Adrian Paci, albanese, ci mostra delle persone che siedono sui gradini di una struttura nei sobborghi di Tirana. Ciascuno accende una lampada avviando il motore di un generatore di corrente. Sono persone disoccupate che attendono un lavoro anche temporaneo o giornaliero. Il video è testimonianza di un’umanità in attesa eppure vigile, in grado di produrre energia anche nell’apparente inerzia.