LETTERA A PAPA FRANCESCO
Di Don Omar Valsecchi
Vi invio, in spirito di semplice condivisione se pensiate vi possano servire, alcune righe che cercano di raccogliere miei suggestioni sulla nuova presenza, nel nostro essere popolo di Dio, di Francesco, neo-vescovo di Roma.
A Francesco, vescovo – servo dei servi – della chiesa di Roma.
Caro Fratello Francesco, so che comprenderai che non è per irriverenza se mi rivolgo a te con quest’unico appellativo che il Vangelo chiede di attribuire a ciascun membro della comunità cristiana. Desidererei affidare all’ascolto del tuo cuore di uomo alcune semplici suggestioni, pensieri, guizzi dell’anima all’inizio di questo tuo cammino con noi. Anzitutto ci sta l’emozione suscitata in me al suono della parola “Franciscum”, risuonata per la prima volta in quella piazza per indicare il nome di un successore di Pietro. Quel suono si è modulato nella voce tremula, anche lei emozionata e vibrante, del cardinal Tauran la sera del tredici marzo scorso. Un nome che sicuramente stride con l’immaginario di sacralità e potenza – ahimè, spesso reale – costruitosi nei secoli attorno a quella figura vestita di bianco che si affaccia al balcone per ricevere l’abbraccio del mondo; un mondo che ancora non ti conosce ma già sente in qualche modo di appartenerti. Grazie per avere scelto un nome nuovo, per aver spezzato la catena di nomi già noti che, una volta scelti, conducono a considerazioni, a dicotomie e deduzioni spesso troppo teoriche e banali tra continuità/discontinuità, progressista/conservatore, trasformista/immobilista, etc… Francesco, invece, spezza il circolo vizioso perché è nome nuovo, nessuno aveva osato tanto in questi ultimi otto secoli (credo che tu non sia stato a chiederti se davvero c’era in te tutto quel coraggio necessario per arrivare a scegliere un simile riferimento); è nome capace di aprire ad una evangelica fraternità, cifra carnale di un vangelo nudo che si è ri-fatto storia e ha saputo ripresentarsi con creatività e fantasia, con essenzialità e passione nel giullare folle di Assisi. Né rottura, né continuità: semplicemente novità! Novità evangelica: libera, viva, gioiosa. Il nuovo non puoi categorizzarlo, non si lascia incasellare in formule concettuali; attende apertura, disponibilità all’accoglienza, fecondità generatrice dell’inedito, dell’inatteso. E poi il tuo apparire così reale, naturale, impacciato, quasi imbarazzato come a dirci che con quella veste bianca – simbolo di tutto quello che il nostro sguardo mentale ci vede – non hai familiarità. Che lo Spirito ti faccia sempre sentire così: inadeguato, a disagio, estraneo nei confronti di ciò che non è conforme alla tua natura di uomo, di fratello dell’umanità, di figlio del Padre, di custode del soffio vitale! Più di mille encicliche vale quel esserti posto inchinato di fronte al tuo popolo (che bello aver sentito, tra le tue primissime parole, questa espressione propria del Concilio Vaticano II per designare la comunione dei credenti), a quel popolo di cui sei tu stesso parte, per ricevere da noi il “favore” di una benedizione. Ci chiedi di ‘dire bene’ della tua persona prima ancora che ti si conosca, suonerebbe come una pretesa azzardata…ma solo per il fatto che nessun uomo vestito di bianco sino a prima ha compiuto un gesto simile, con così profonda intensità e disarmante naturalezza, mi hai convinto a dire bene di te (pur sapendo nulla della tua storia), mi hai persuaso a dire che sei una “cosa buona”, che potrai essere una presenza bella, portatrice di bontà per le creature con cui vivrai il tuo cammino di uomo, di discepolo, di cercatore della bellezza e della verità! Fratello Francesco so che tante sono le attese che da più parti salgono a te dalla Chiesa! Io vorrei solo dar voce ad un piccolo sogno: che tu possa sempre essere te stesso, rimanendo fedele a quello spirito, avvertito forse nella forma di un istinto, che ti ha fatto scegliere (scusa se mi ripeto, ma credo sia la realtà più dirompente di questo annuncio) il nome di Francesco. Tu solo sai fino in fondo cosa racchiude quella scelta e quel nome, perdonami se mi sono permesso di darne una mia interpretazione. Ciò che veramente conta e che costituirà la verità della tua scelta è che tu riesca a compiere quanto ti ha spinto ad assumerlo! Che ciò ti sia permesso senza ostruzioni indebite: con libertà e fermezza, con passione e condivisione! E per salutarti anche io mi inchino davanti a te, con la tua stessa richiesta di una parola bella, gratuita, forse immeritata perché anche la mia vita possa essere buona e rinnovarsi nel segno di quel Vangelo che ci rende fratelli di Gesù di Nazareth.
Omar, tuo fratello nel Vangelo.